obama marijuana Obama è stato tra i presidenti più amati negli USA ed è stato soprattutto uno dei presidenti che più si è speso nelle battaglie per i diritti, come i matrimoni gay. Un’altra questione che sembrava stargli a cuore durante la sua prima candidatura, anche senza evidenti prese di posizione successive, è stata la legalizzazione della marijuana.

Ultimamente infatti aveva speso parole a favore delle leggi emanate inizialmente da Colorado e Stato di Washington, soprattutto per quanto riguarda i risvolti sociali di tali leggi, senza però sbilanciarsi troppo. Quando era ancora in carica infatti dichiarò: “Non possiamo chiudere in prigione ragazzi o consumatori individuali mentre una parte delle persone che vogliono quelle leggi (repressive) hanno fatto consumo delle stesse sostanze qualche volta”.

Un primo Obama molto più favorevole alla legalizzazione della Cannabis

Lo stesso Obama infatti da studente era un fumatore, non incallito, ma ha sempre sostenuto la pericolosità delle sigarette (con cui ha smesso pochi anni fa) tanto quanto quella del consumo della marijuana, ma soprattutto non l’ha mai ritenuta una abitudine più pericolosa dell’alcol.

Proprio per questo in realtà nelle sue dichiarazioni si è sempre presentata un po’ di riluttanza sull’argomento, a causa delle questioni legate alla salute pubblica e ai problemi derivati dal fumo, di qualsiasi provenienza sia.

Alcune dichiarazioni a favore, e alcune biografia più o meno ufficiali che raccontano di uno studente di giurisprudenza particolarmente avvezzo all’uso di marijuana, sono costate un piccolo scandalo al presidente durante la campagna elettorale della sua rielezione, nel 2012, proprio perché a differenza dell’ ex Presidente, Bill Clinton, Obama non ha mai  negato di aver inalato. Insomma è scoppiato un polverone sul “primo Presidente fatto”.

Un passo indietro

L’obiettivo più importante per Obama, in questo caso, sono le campagne di sensibilizzazione sui giovani per allontanarli dal fascino della prima sigaretta, soprattutto per i figli di fumatori. Proprio per questo ha spesso dichiarato che la legalizzazione non deve far altro che regolamentare un mercato altrimenti fuori controllo, anche dal punto di vista medico, così da permettere allo Stato di trattare la cannabis esattamente come alcol e sigarette.

Vista la mancanza di una vera imposizione da parte del Presidente, i sostenitori della legalizzazione lo hanno spesso criticato, soprattutto rispetto al rapporto tenuto con la DEA (Drug Enforcement Administration). Secondo loro infatti Obama avrebbe dovuto decidere di attuare misure più concrete sul tema prima di lasciare definitivamente lo Studio Ovale.

Tom Angell, del gruppo pro-legalizzazione della marijuana, ha infatti dichiarato che proprio questa mancata imposizione sulla DEA sarà ricordato come uno dei principali nei dell’amministrazione Obama.

L’ex presidente però ha sempre sostenuto di non avere potere su una organizzazione, che come possiamo immaginare, non ha propriamente idee all’avanguardia sul consumo di droghe. La DEA infatti non è altro che la Drug Enforcement Administration, che ha sempre rifiutato le petizioni per la diminuzione delle restrizioni federali sulla marijuana, perché non è (era) ancora un farmaco di uso medico accettato e comunque una sostanza dall’ ”alto potenziale di abuso”. Nemmeno il Congresso ha mai fatto un vero passo in avanti su questo tema (non ha infatti mai risolto i conflitti tra leggi statali e quelle federali).

La battaglia per l’uso medico della Marijuana

Durante il secondo mandato l’ex presidente ha iniziato a spendersi comunque maggiormente per la legalizzazione dell’uso medico della cannabis, dando infatti la possibilità ai singoli Stati federali di decidere la propria politica in materia, senza interferenze centrali.

Questa è dunque l’eredità lasciata da Obama, che per i sostenitori della legalizzazione forse non sarà abbastanza, invece è più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori ma soprattutto è stato un naturale inizio di un processo che avrebbe potuto estendersi nel corso degli anni. Ma con Trump probabilmente il discorso sarà diverso.

 

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