Il 2018 sarà un anno di svolta per la Città del Vaticano. Nella piccola entità statale incastonata nella bellezza romana, infatti, cesserà la vendita di sigarette.

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Addio alle sigarette in Vaticano

La conferma è arrivata all’inizio del mese da parte della Sala Stampa vaticana. Nel territorio della Santa Sede, dal prossimo anno non si venderanno più sigarette. Il direttore della Sala Stampa pontificia ha dichiarato ufficialmente che “La Santa Sede non vuole cooperare con una pratica che danneggia chiaramente la salute della persone”.

La decisione, secondo quanto affermato da Greg Burke, è stata presa da Papa Francesco stesso. Nel corso delle dichiarazioni ufficiali rilasciate ai giornalisti, Burke ha chiamato in causa i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo questi riferimenti, ogni anno il fumo causa sette milioni di morti in tutto il mondo.

Burke ha ricordato anche che le sigarette, vendute a prezzo scontato, erano fonte di reddito per le casse vaticane. Secondo quanto dichiarato dal direttore della Sala Stampa vaticana, lo Stato pontificio non ha intenzione di trarre profitto da una pratica che mette a rischio la vita delle persone.

La notizia, divenuta ufficiale in Italia poco dopo la prima settimana di novembre, era stata anticipata dall’agenzia di stampa argentina Τelam, ma anche dal Wall Street Journal. La vendita di sigarette sarà vietata a religiosi, diplomatici e dipendenti all’interno del territorio dello Stato del Vaticano.

L’addio ai tabacchi in Vaticano contrasterà con alcune immagini che, negli ultimi anni, hanno guadagnato notevole popolarità. Una su tutte è quella di Jude Law nella serie the young pope con una sigaretta accesa e addosso la veste pontificia.

Questo cambiamento epocale arriva a 40 anni da quello che, secondo i rumors fu lo sdoganamento delle bionde in Vaticano. Era il 1978, non si parlava ancora di campagne antifumo, ed era in corso il conclave per l’elezione di Albino Luciani.

Protagonista del curioso aneddoto – riportato da alcuni quotidiani italiani – fu Vicente Enrique Τarancon, all’epoca arcivescovo di Madrid, a cambiare le cose. Nelle pause del conclave, preoccupato perché nessuno si accendeva una sigaretta, prese l’iniziativa da un giorno all’altro.

Di lì a poco, altri seguirono il suo esempio. Non appena dalla Cappella Sistina uscì la tanto attesa fumata bianca per confermare l’elezione del nuovo Pontefice, un cardinale americano chiese al neo eletto Papa il permesso di poter fumare. Albino Luciani, Giovanni Paolo I sui libri di storia, rispose veloce preso decisamente alla sprovvista dicendo che il porporato statunitense avrebbe potuto fumare, a condizione che il fumo fosse bianco.

Ritornando alla decisione del Papa, come già specificato avrà delle ripercussioni sulle casse vaticane. Secondo alcuni documenti pubblicati nel 2015 da L’Espresso, la Cosea, ossia la commissione di studio della struttura economico-amministrativa voluta da Papa Francesco in persona, chiese ad alcune società di revisioni dei conti di fare una diligence sulle attività commerciali della Santa Sede.

Secondo Ernst&Young, la vendita di sigarette rappresentava la seconda fonte di introiti del dipartimento dei servizi economici vaticani.

Le sigarette potevano essere acquistate dai dipendenti della Santa Sede secondo un limite specifico, pari cioè a 5 stecche al mese. Per dare qualche numero sull’incasso, si poteva parlare di circa 10 milioni di euro all’anno. Per ora non si hanno ancora notizie ufficiali sulle reazioni dei cardinali a questa decisione di Papa Francesco.

Ovviamente tra di loro esistono numerosi fumatori, come dimostrano anche alcuni scatti ufficiali risalenti al conclave del 2005, che ritraevano l’allora arciverscovo di Lisbona uscire da Santa Marta per fumare una sigaretta.

Non resta quindi che attendere ulteriori sviluppi della vicenda e leggere cosa diranno i media dall’inizio dell’anno prossimo in poi.