mangiare marijuana effetti

Come sappiamo ci sono diversi metodi di assunzione della marijuana, uno di questi è mangiarla. Le caratteristiche principali di questa pratica sono che è sicuramente più salutare di fumare una canna (che genera una combustione), che l’effetto ci mette più tempo a manifestarsi, ma dura anche molto di più ( proprio per questo per alcuni consumatori infatti può risultare troppo forte).

Come si cucina quindi la marijuana?

Per cucinare la cannabis bisogna mischiarla con dei grassi, come burro o latte, per poi procedere con la preparazione di torte, biscotti, etc.

Il motivo per cui i composti psicoattivi sono così forti nel consumo edible dell’erba è che la marijuana passa direttamente nel nostro apparato digerente e, dopo l’ingestione, la marijuana entra nello stomaco e passa successivamente nell’intestino.

Questo percorso che l’erba attraversa, nell’apparato digerente, permette all’organismo prima si scomporre e poi di assorbire i composti contenuti nella cannabis, seguendo esattamente il principio di assimilazione delle sostanze nutritive contenute in un qualsiasi altro normale alimento.

Durante il processo di assorbimento il THC passa attraverso il fegato (da dove ovviamente non passa quando invece aspiriamo il fumo), dove viene convertito in una forma molto più potente. Nello specifico, il delta-9-tetraidrocannabinolo (comunemente chiamato THC) si trasforma in 11-idrossi-tetraidrocannabinolo (11-OH-THC), che, a sua volta, passa la barriera emato-encefalica molto più facilmente rispetto ad altri generi si assunzione, provocando effetti molto più forti.

Che effetto fa mangiare la marijuana?

Ingerendo marijuana è poi molto difficile riuscire ad avere il controllo del dosaggio, a differenza della classica assunzione tramite il fumo, ma soprattutto ci si accorge molto tempo dopo se effettivamente la dose era esagerata o meno.

Quando si mangia la marijuana bastano dosaggi molto minori rispetto a quelli classici per provare sensazioni psicoattive pesanti: è consigliabile infatti iniziare sempre con un dosaggio piuttosto ridotto e, se ce ne fosse la necessità, aumentarlo progressivamente sempre con cautela.

Come abbiamo anticipato una delle caratteristiche è la durata maggiore in termini quantitativi dell’effetto. Quando si fuma o si vaporizza la cannabis si fa sentire dopo poco tempo (qualche minut0), quando si mangia invece può richiedere dai 45 minuti all’ora e mezza per manifestarsi.

Questa sostanziale differenza è dovuta principalmente a due motivi.

Il primo, come abbiamo già detto, è che quando si fuma dell’erba il THC entra subito nel flusso sanguigno, avendo come unico obiettivo quello di percorrere l’organismo fino a raggiungere il cervello.

Quando si mangia invece l’erba entra in circolo prima attraverso il sistema digestivo, per poi essere assimilata dal flusso sanguigno e, solo successivamente, arrivare al cervello (con un processo dunque molto più lungo).

mangiare marijuana

La seconda differenza, invece, riguarda la concentrazione. Fumando viene immessa nel sangue una concentrazione molto più elevata di THC rispetto a quando invece la si mangia: circa un 50-60% di cannabinoidi entrano nel flusso sanguigno attraverso le vie respiratorie, contro solo un 10-20% quando si assume mangiandola.

Proprio per questo motivo l’insorgere degli effetti di un qualsiasi quantitativo di cannabis ingerita richiede molto più tempo.

Ad essere precisi, il termine utilizzato per valutare per quanto tempo una droga permane nel nostro organismo viene chiamato “tempo di dimezzamento”. Ma il THC ha però una particolarità: viene immagazzinato nelle parti grasse del corpo e, solo successivamente, rilasciato nuovamente nel flusso sanguigno. Proprio per questo motivo, tale metodo di misura risulta poco affidabile quando si tratta di verificare i livelli di cannabis nell’organismo.

Prima di vedere quali sono gli errori da evitare nel mangiare marijuana ci preme sottolineare come a nessun livello una “overdose” di cannabis può provocare decessi né problemi clinici gravi (a differenza di droghe pesanti e alcool), come ci preme anche dire che comunque può portare a esperienze negative e a uno stato di transitorio malessere sia fisico che psichico.

Cos’è dunque che può andare storto nella pratica di produzione di alimenti a base di marijuana?

Il primo errore è quello di dimenticarsi di decarbossilare la marijuana prima di cucinarla.

La pianta infatti non si deve assolutamente mai buttare direttamente negli impasti!

Solo grazie alla decarbossilazione infatti si ottiene la formazione di THC: la Marijuana grezza contiene un sacco di THCA, che però non è psicoattivo. Quando si fuma la marijuana la molecola THCA perde il suo gruppo carbossilico (COOH) sotto forma di vapore acqueo e anidride carbonica e diventa THC, rendendo così la cannabis psicoattiva.

modi per mangiare marijuana

Il secondo errore è quello di mangiare troppo in fretta, o in quantità eccessive.

È importante andare per gradi e dare al corpo il tempo di assimilare e reagire al THC, di scoprirne gli effetti piano piano, gestendoli. È dunque fondamentale conoscere i dosaggi della marijuana in cucina, quelli che il nostro corpo può “reggere” e sapere che l’effetto si inizia a percepire dopo un paio d’ore, quando inizia il processo digestivo, senza avere fretta. Quindi è consigliabile evitare di fumare nel momento in cui si attende l’effetto di un biscotto alla marijuana: abbiate pazienza insomma!

Se però, come può succedere facilmente, il dosaggio non è stato calcolato bene e la botta è davvero troppo forte ci sono piccoli segreti per correre ai ripari. Per esempio mangiare pistacchi o pinoli, perché contengono pinene,  una sostanza chimica che aiuta a far “riprendere” la mente; o ancora mangiare alimenti che contengano acido citrico, come limoni, arance o pompelmi.

Mangiare Cannabis è sicuramente un buon modo per sperimentare un aspetto della cannabis che non tutti conoscono e assumerla in maniera più salutare. Rimane indispensabile sapere come risponde il nostro organismo ad un alimento contenente cannabis: c’è bisogno infatti di essere cauti nel dosaggio per evitare di vivere esperienze che potrebbero sopraffare o scoraggiare il nostro primo approccio con gli “edible”.

 

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