Marijuana in cucina

La marijuana è sempre più utilizzata in cucina. Lo dimostra anche il successo di brand che, in questi anni, si sono focalizzati sulla commercializzazione di prodotti a base di canapa. Fondamentale, però, è rispettare le giuste dosi. Se stai cercando informazioni in merito, seguici nelle prossime righe e scopri la guida che abbiamo preparato sul tema.

Marijuana ai fornelli: consigli sulle dosi

Quando si parla di marijjuana in cucina, è innanzitutto fondamentale considerare il tipo di erba con cui si ha a che fare. Essenziale è inoltre pensare all’effetto che si ha intenzione di ottenere. Quando si guarda al mondo di chi utilizza la marijuana in cucina, si deve infatti ricordare che è composto da due categorie di persone.

C’è chi ricerca un effetto medico e chi, invece, utilizza la marijuana ai fornelli per ottenerne uno più psicoattivo. In ciascuno di questi due casi, è essenziale non esagerare con le dosi.

Gli effetti nel caso non sarebbero certo allarmanti. I principali sintomi dell’eccessivo dosaggio di marijuana nei piatti sono infatti gli episodi di nausea.

Da ricordare è che, quando si parla di dosi di marijuana in cucina, è bene andare oltre al controllo del dosaggio di ΤHC. Come già specificato, è fondamentale prendere in considerazione il tipo di erba, così come l’esperienza della persona che consumerà il piatto contenente cannabis.

In ogni caso, si parla di quantità molto piccole. Nello specifico, infatti, siamo nell’ordine di circa 0,5 grammi di foglie e 0,2 di cime a persona. Entrando ulteriormente nello specifico, è possibile trovare altre distinzioni importanti. Quali di preciso? La prima è quella tra marijuana autoprodotta e marijuana importata.

Nel primo caso, la percentuale di principio attivo psicoattivo è leggermente più alta e compresa tra il 4 e il 7% circa. Se si ha a che fare con la marijuana importata, invece, si parla di una percentuale più bassa, compresa tra il 2 e il 3% circa.

Fondamentale, inoltre, è fare mente locale sulla maggior potenza delle varietà esotiche. In linea di massima, inoltre, le foglie contengono meno ΤHC.

Facciamo ora un esempio specifico, prendendo come riferimento il caso di una persona che pesa 70 kg. In questa circostanza, considerando una buona esperienza, se non si cercano botte psicoattive eccessive con la marijuana in cucina è bene mantenersi su una dose inferiore agli 0,5 grammi.

Questi parametri valgono per le foglie. Nel caso delle cime di marijuana importata, invece, si parla di dosi che non devono superare gli 0,25 grammi senza semi.

pasta alla marijuana

Se si propone la marijuana in cucina a un consumatore abituale, è molto difficile che con queste dosi si sballi. La situazione, tenendo ferma l’esperienza, può variare molto a seconda del peso. Un consiglio di buonsenso generale consiste nel concentrarsi sulle dosi minime, fino a quando il corpo non si è totalmente abituato.

Per vedere gli effetti, si può sempre provare un dolcetto in più – molto popolari per esempio sono i biscotti alla canapa – e vedere come reagisce l’organismo.

Un aspetto molto importante sul quale soffermarsi riguarda il tempo minimo per consumare le dosi sopra indicate. In media, si parla di 4/5 ore. A meno che non si sia davvero avvezzi alle sostanze, è meglio evitare di mettere tutta la dose in una singola preparazione.

Per concludere, diamo qualche veloce consiglio dedicato a chi è alla ricerca di ricette molto semplici. Iniziamo con il the alla cannabis, che si può preparare come un the qualsiasi aggiungendo un cucchiaio di burro di cannabis, che si prepara a partire dalla marijuana macinata.

Per terminare nel migliore dei modi il pranzo o la cena, si può anche provare il gelato alla marijuana. Anch’esso molto facile da preparare, vede come punto di partenza la panna liquida, lo zucchero e il burro alla cannabis.

 

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